Io e Google siamo quasi coetanei. Lui è nato appena un anno e due mesi dopo di me, in un certo senso è il mio fratellino. Inutile dirvi che siamo andati subito d’accordo; qualsiasi cosa gli chiedessi lui era sempre pronto a rispondermi. Potevo chiedergli di tutto e lui mi trovava sempre la risposta che stavo cercando. Ok, non era perfetto. Quando gli dicevo di non sentirmi tanto bene e gli descrivevo i miei sintomi, mi diceva sempre che stavo per morire, ma nessuno è perfetto, si sa. Crescendo, Google, è diventato sempre più bravo. Ogni giorno imparava a fare qualcosa di nuovo. Ricordo ancora quando imparò ad inviare le email, oppure quando girò l’intero pianeta per poter disegnare una mappa cosicché io e i miei amici potessimo finalmente cercare le nostre case. E come dimenticarsi di quel giorno che inventò la televisione, ma fatta meglio. Potevi decidere tu cosa vedere, ma soprattutto potevi entrare nella televisione e avere i tuoi quindici minuti di gloria. Tutte cose bellissime, ma il vero capolavoro l’ha fatto dieci anni fa quando ha creato un pupazzo tutto verde, l’ha messo nei nostri telefoni permettendoci di giocare a Fruit ninja e Angry birds. Usavo tutti i suoi prodotti, erano belli, utili e gratis, non potevo desiderare di più. Poi un giorno ho scoperto che un difetto l’aveva, non sapeva mantenere tanto i segreti. Mi ricordo ancora di quando gli dissi che mi piaceva scattare le foto; il giorno dopo mi ritrovai sulla scrivania un volantino con tutte le reflex in offerta. Gli chiesi spiegazioni, ma lui mi assicurò che non ne sapeva niente, che aveva tenuto la bocca chiusa. Io annui, ma avevo dei dubbi. Da quel giorno ho pensato molto, e ho capito che Google non era un granché di fratello; lui sapeva tutto di me, ma io di lui non sapevo niente. Certo non avevo niente da nascondere, ma non per questo volevo fargli conoscere tutta la mia vita. Google col tempo da mio fratello minore è diventato il mio fratellone, il mio Big Brother.
Nelle settimane a seguire vorrei raccontarvi il mio tentativo di ridurre la mia dipendenza da Google e riprendere il controllo sui miei dati. Come già detto nella breve intro sono sempre stato un fan di Google e uso molti, se non tutti i suoi prodotti. Il mio, oltre ad essere un esperimento per capire quali servizi sono veramente indispensabili, vuole essere anche un modo per sensibilizzare tutti all’importanza che ricoprono i dati nella società digitale in cui viviamo. Era un progetto sul quale meditavo già da un po’, ma solo dopo le ultime notizie su Cambridge Analytica e su Facebook ho trovato la spinta per renderlo realtà. Prima di salutarci vorrei darvi alcune informazioni tecniche. Tutte le alternative che proporrò nel corso di questa serie saranno il quanto più possibili aperte e privacy friendly. Non avrebbe senso sostituire un servizio proprietario con un altro. Inoltre non voglio trovare un’alternativa ad ogni costo. Se non ci saranno alternative soddisfacenti non mi farò problemi a dirvelo apertamente. Però dobbiamo intenderci su quel soddisfacenti. Sono uno studente di ingegneria informatica, sul computer uso Linux come sistema operativo, mentre su mobile preferisco Android. Quindi quello che potrebbe andar bene per me potrebbe risultare macchinoso e limitato per altri. Detto questo non mi resta altro che darvi appuntamento per la prossima puntata. Piccolo spoiler, proverò a rimpiazzare il motore di ricerca più utilizzato al mondo.